V.A.K.: un grande mito 

Stefano Ruello

Stefano Ruello

Associato Area Comunicazione

VAK

Indice

Capiamo cos’è il V.A.K.

Quante volte hai cercato un metodo di studio per riuscire a superare più  esami contemporaneamente e con più efficacia?

Tra tecniche mnemoniche, metodi di gestione del tempo e metodologie di apprendimento, probabilmente avrai sentito parlare del V.A.K., acronimo che sta per visivo, uditivo e cinestesico

Nel mondo dell’apprendimento vi è l’idea che ognuno di noi, in quanto diverso, ha una sua propensione verso una determinata forma di apprendimento, intesa come la modalità prevalente di funzionamento del nostro cervello per l’acquisizione di nuove informazioni

Si è cercato di adattare i vari metodi di studio allo stile di ciascuno studente. Più il metodo di studio si adatta al nostro stile di apprendimento, maggiormente efficace sarà lo studio. Da numerosi studi è emerso che ciascun individuo tende ad acquisire e gestire informazioni in maniera differente, ognuno apprende in modi diversi.

Per coloro che non conoscono il VAK, può essere riassunta in questo modo:

  • Stile visivo, come suggerisce il nome, è una persona che tende a preferire l’utilizzo della vista e quindi nel suo metodo di studio lo troverete spesso ad usare diagrammi di flusso, mappe mentali, video su youtube e immagini.
  • Stile uditivo tenderà invece a prediligere qualsiasi cosa faccia uso del suono, quindi registrazioni fatte in presenza, spiegazione orale del professore, l’ascolto di un podcast o una semplice discussione tra amici.
  • Ultimo, ma non meno importante, è lo stile cinestesico, una persona che ama immergersi nelle sensazioni usando il tatto e il movimento fisico. Quindi spesso se vi identificate nel cinestesico tenderete a sentirvi più produttivi nel fare le cose nella pratica, interagendo fisicamente con il mondo e gesticolando. Un esempio: piuttosto che leggersi un manuale di istruzioni, cercare di sperimentare il prima possibile dal vivo (se possibile).

Cosa ne pensa la scienza?

Per capire se ci fosse una correlazione tra la propria preferenza di stile e il risultato nel metodo di studio utilizzato sono stati fatti vari test, in particolare, uno studio del 2006 ha mostrato un risultato interessante. 

Per prima cosa è stato dato un questionario nel quale veniva chiesto quale fosse lo stile di apprendimento preferito, ossia se avessero preferito avere una descrizione scritta del concetto oppure un diagramma visivo.

Dopo aver identificato e individuato le preferenze sono stati creati 2 gruppi, in entrambi i gruppi vi erano sia coloro che preferivano i diagrammi e sia coloro che volevano elementi più descrittivi.

I gruppi creati erano equilibrati, l’unica differenza sussiste nel fatto che nel gruppo A è stato dato un testo nel quale, su alcune parole, una volta cliccato, veniva data una spiegazione descrittiva, nel gruppo B, invece, la spiegazione era realizzata da diagrammi.

Una volta finita la fase di apprendimento, ad entrambi i gruppi, è chiesto di fare un test per valutare la preparazione: gli studenti nel gruppo A, che prediligono lo stile visivo, nonostante siano state inserite informazioni visive, non hanno ottenuto un punteggio maggiore rispetto agli studenti che preferiscono gli altri stili di apprendimento. Stesso risultato è stato ottenuto con il gruppo B, nel quale sono state inserite informazioni descrittive (testo).

Non è stata trovata nessuna correlazione.

Sono stati fatti altri esperimenti dagli stessi autori di questo studio e anche questi hanno confermato l’ipotesi che la preferenza di uno stile non abbia realmente un effetto concreto.

Nel tempo sono susseguiti altri studi, in particolare ciò che è stato evidenziato è che l’efficacia dell’apprendimento non è l’utilizzo di uno stile adatto ad ogni studente, ma semplicemente l’utilizzo di un approccio multi-modale, che faccia utilizzo di più elementi necessari per apprendere una materia.

Perché il mito persiste?

Uno dei motivi per cui è semplice accettare questa credenza spiega Daniel Willingham, professor di psicologia dell’università della Virginia, è che in quanto società occidentale tendiamo a dare molta enfasi all’individuo, al fatto che siamo tutti diversi. Quindi è difficile accettare il fatto che tutti impariamo nello stesso modo, perché ciò creerebbe un conflitto con la sensazione di cosa significa essere un individuo.

Il secondo motivo è spiegato in questa citazione:

“The corollary for some learning-styles theorists is that if you think that the theory is wrong, you must think that all students are identical – which is obviously untrue.”

In altre parole: rifiutare l’esistenza degli stili di apprendimento potrebbe significare per molte persone che tutti siamo uguali, che non esistano delle differenze, in sintesi che siamo fatti tutti con lo stampino – ciò ovviamente non è vero.

In conclusione, qualunque sia il metodo di studio l’importante è utilizzare più “metodi” del proprio arco, quindi far utilizzo di video, spiegazioni descrittive, pratica e soprattutto essere curiosi e fare domande!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *