LGND:

come rendere eco-sostenibili gli NFT

Stefano Ruello

Stefano Ruello

Associato Area Comunicazione

Sara Verdecchia

Sara Verdecchia

Associato Area Comunicazione

NFT

Indice

Cosa sono gli NFT?

Solo qualche mese fa una singola immagine in jpeg è stata venduta per 69 milioni di dollari, un tweet oltre 2 milioni e altre immagini sempre a cifre veramente esorbitanti. Possiamo spiegare questo fenomeno in sole 3 lettere: NFT.

L’acronimo sta per Non Fungible Token, segue quindi la logica di un bene infungibile che non può essere replicato, ma può essere acquistato esattamente come qualsiasi altro bene per un ammontare specifico. 

Un NFT è unico e funziona esattamente come un oggetto da collezione e un certificato di proprietà allo stesso tempo, ergo, può essere acquistato, archiviato, scambiato e venduto, ma ogni NFT accumula valore in modo indipendente. Per assicurare all’acquirente che le copie siano autentiche, queste passano attraverso le stesse procedure con cui nascono e vengono verificate le criptovalute, come i Bitcoin.

Il rapporto con l’ecosostenibilità

Ultimamente è sempre più acceso il dibattito sull’impatto ambientale dei Non Fungible Token, perché questi ultimi dipendono dalla blockchain, meccanismo che ad oggi richiede un altissimo dispendio di energia. In poche parole possiamo dire che la blockchain è come un registro contabile all’interno del quale viene tenuta traccia di tutte le operazioni e transazioni effettuate.

Per consentire questo tracciamento vengono usati una serie di metadati, conservati su migliaia di computer al fine di garantire che tali informazioni non vadano perse o vengano contraffatte. Tali procedure però, dipendono dalla capacità di calcolo di svariate migliaia di computer che devono necessariamente rimanere accesi per riuscire ad elaborare e tener conto di tutte queste transazioni. Ciò si traduce in un consumo di energia elevatissimo, dovuto principalmente al mantenimento dei server che hanno il compito di garantire il corretto funzionamento di tutto il sistema. 

Il vero problema è che l’energia consumata dalla blockchain deriva ancora in maniera preponderante da fonti fossili

Anche se è molto difficile stabilire gli effettivi consumi del processo, il visual artist ed Ingegnere Memo Akten ha condotto una ricerca per tentare di quantificare i danni delle transazioni NFT.

 Secondo la sua indagine una sola transazione su una piattaforma di scambio produce un quantitativo di Co2 pari a 48 Kg.

LGND, l’alternativa ecosostenibile:

Ma esiste veramente un’alternativa all’insostenibilità ambientale dello scambio dei Non Fungible Token? Sembrerebbe di sì.

L’LGND, il cui nome deriva dall’omonima azienda, è un sistema che consente agli artisti di vendere le proprie opere digitali o digitalizzate all’asta, attraverso la piattaforma messa a disposizione dall’impresa. L’acquisto dell’opera è certificato dalla tecnologia WAX, una sidechain, molto simile alla blockchain come principio, ma che tramite l’ottimizzazione delle procedure risulta essere 125 mila volte più efficiente delle blockchain convenzionali. 

Il motto dell’azienda è “NO PLANET, NO ART”, infatti si propone di minimizzare l’impatto ecologico dello scambio di NFT, attraverso l’adozione di una tecnologia eco-consapevole, che vanta una bassa impronta di carbonio

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