Il costo del denaro
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Produrre e gestire banconote e monete non è gratis per gli Stati che possono considerarsi “obbligati” a sostenere costi legati alla produzione (materiali, macchinari), alla gestione logistica ed alla distribuzione.
Secondo alcuni studi realizzati nel 2014 da Banca d’Italia, stampare moneta ogni anno costa circa 8 miliardi di euro, solo all’interno della Penisola Italiana, ossia lo 0,5% circa del PIL nazionale. La spesa media europea per Stato in questo ambito coincide, invece, con valori che si aggirano intorno allo 0,4%. Il maggior “peso” economico sostenuto dall’Italia, nella gestione di banconote e monete, è dipeso dal fatto che l’utilizzo degli strumenti finanziari digitali viene ancora visto con molta diffidenza dai più, che preferiscono quasi sempre i contanti.
Le banconote
Ogni anno all’interno dell’Unione Europea vengono stampati fra 5 e 6 miliardi di cartamoneta in 11 diversi stabilimenti.
Le banconote sono composte per intero da fibra di cotone scelta per la sua resistenza e leggerezza, rappresenta il tessuto più nobile per le carte che devono durare nel tempo. Ad essa vengono poi aggiunti una filigrana, un foglio metallico ed un security thread, sul quale è presente un codice. Questi tre componenti rendono uniche le banconote prodotte e permettono di verificare con facilità l’autenticità delle stesse.
Il costo di produzione delle banconote è estremamente variabile e muta in base alle oscillazioni di prezzo del cotone e, in misura minore, degli altri materiali. Inoltre, il prezzo è soggetto a variazioni anche tra le diverse banconote, a seguito delle differenti dimensioni. Si prenda come esempio il costo della produzione per le banconote da 5€ che si aggira intorno 0,9€, prezzo destinato ad aumentare in maniera proporzionale per tagli di maggiore valore.
Le monete
Per motivi di sicurezza la vera e propria coniatura della moneta è sempre effettuata e controllata dalle Zecche di Stato. Nel caso specifico della coniatura dell’Euro i direttori delle Zecche di Stato hanno armonizzato, a livello tecnico, i processi di coniazione e produzione affinché le monete presentassero tutte il medesimo livello qualitativo.
In questo campo ci sono spesso state discussioni legate ai pezzi relativi alle monete da 0,01€, 0,02€ e 0,05€, in quanto queste hanno un costo di produzione superiore al loro valore come valuta. Una moneta da 0,01€ costa circa 0,04€ e 0,05€, una moneta da 0,02€ costa circa 0,05€ e 0,02€ e quella da 0,05€ costa circa 0,05€ e 0,07€. Anche in questo caso, come con le banconote, la spesa cambia in base alle oscillazioni di prezzo dei materiali necessari per la loro produzione. Coniare monete da 0,10€ costa allo Stato 0,05€, per quelle da 0,20€ l’esborso è di 0,07€, mentre per quanto riguarda i pezzi da 1 e 2€ la spesa è stimata rispettivamente a 0,18€ e 0,25€.
Si stima che, dall’introduzione della moneta unica la Zecca dello Stato avrebbe fuso oltre 2.8 miliardi di monete da 0,01€, 2.3 miliardi di monete da 0,02€ e circa 2 miliardi di monete da 0,05€, per un costo complessivo di 362 milioni di euro a fronte di un valore reale di 174 milioni.
Il costo del contante per gli italiani
I costi principali dipendono dai materiali, dalle apparecchiature, dal personale, dal trasporto, dai magazzini e dalle misure di sicurezza, inoltre un ulteriore fattore deriva dalle monete e dalle banconote classificate come perse o distrutte, rendendone necessaria una produzione in quantità maggiori.
Uno studio della Banca d’Italia afferma che nel paese ogni anno le spese legate al contante ammontano a circa 200€ pro capite. Oltre ai costi diretti, il largo uso del contante espone l’utilizzatore ad una serie di rischi come ad esempio le rapine che secondo una denuncia di Banca d’Italia che il 40% delle rapine in Europa sono concentrate nel nostro territorio, inoltre ogni anno, vengono sequestrate circa 70 mila banconote false, su 385 mila dell’Unione Europea, il 18% del totale.
Lorenzo Bono
Studente Economia I Magistrale